Aggressività nei bambini 12-36 mesi: perché (a volte) il mio bambino alza le mani?
Ti alzi un mattino di un giorno qualunque e all’improvviso ti accorgi che il tenero batuffolino si è trasformato in un bambino ribelle, ti ha appena dato un morso sulla mano e fa capricci in maniera ostinata. Le coliche sembrano essere passate. I primi dentini sono spuntati. La cacca l’ha fatta.
Oddio! Cosa sta succedendo al mio piccolo fagottino? Perché fa così?
Alcuni genitori si spaventano ad osservare un cambiamento così repentino nel proprio bambino e allo stesso tempo si sentono in colpa, perché temono che gli atteggiamenti aggressivi manifestati, possano essere stati ‘emulati’ da possibili discussioni in casa. Non è così. O almeno non sempre. Si tratta di un’aggressività assolutamente funzionale, in linea con la fase di crescita del tuo bambino. Quindi mettiamo da parte i sensi di colpa e arriviamo al cuore del problema.
Capiamo le motivazioni principali che spingono “sporadicamente” un bambino così piccolo a provare ad alzare le mani o a tirare un calcio verso qualcuno. Nessuna soluzione, né facili rimedi, né tantomeno una bacchetta magica a portata di mano: lo scopo di questo articolo è provare ad offrire qualche utile spunto su come orientare in maniera positiva e produttiva, l'energia spesso incontrollata del bambino.
Cause aggressività nei bambini tra 12 e 36 mesi: la scoperta dell’altro e l'incapacità di esprimersi
Tranquilli che non state crescendo nessun piccolo vandalo! Due sono principalmente le motivazioni che inducono i bambini a manifestare atteggiamenti di rabbia.
- Scoperta della relazione causa-effetto: “Fammi capire cosa succede se tiro un pugno”
L'aggressività nei bambini nella fascia 1/3 anni è molto più diffusa di quanto si creda: tirare uno schiaffetto o i capelli a mamma e papà, rientra tra i comportamenti funzionali alla scoperta della propria fisicità, emozioni e del mondo esterno. Siamo di fronte a un atteggiamento esplorativo verso l’altro da me.
Tramite l’azione, i bimbi più piccoli sperimentano i rapporti di causa-effetto, la relazione tra azione-conseguenza. Ecco perché noi adulti dobbiamo essere sempre coerenti quando stabiliamo una regola.
Ma non solo. Affinché la regola abbia effettivo valore, è indispensabile che venga condivisa da tutti gli educatori e/o da coloro (nonni, babysitter ecc.) che si prendono cura del bambino nella quotidianità.
- Difficoltà di manifestare sentimenti: “Non so dirlo. Agisco”
Che si tratti di un adulto o un bambino, gli atteggiamenti aggressivi celano quasi sempre un possibile disagio. Nel caso dei più piccoli, non avere a disposizione gli strumenti necessari per esprimere verbalmente ciò che si prova, è senza dubbio uno dei motivi principali che inducono ‘ad agire’. La rabbia è un mix di emozioni molto forti e riconoscerla è un’impresa assai ardua.
In casi come questi, il nostro obiettivo è aiutare il bambino a riconoscere i sentimenti e a gestire meglio gli impulsi. Ricordiamoci che non esistono emozioni belle e brutte, giuste o sbagliate. Sono tutte necessarie al fine di raccontarsi. Ciò che può apparire disfunzionale è piuttosto la modalità e il momento in cui queste vengono adottate.
“Se sei nervoso non devi reprimere la tua emozione, ma non è corretto agire in questo modo per esprimerla. Troviamo un modo alternativo per manifestarla diversamente”.
Come comportarsi quindi nei confronti dei bambini piccoli che alzano le mani?
Comprendere che atteggiamenti di rabbia siano in realtà la manifestazione di una difficoltà ad esprimere le emozioni, non significa che noi adulti dobbiamo ignorare quanto accade. L'assenza di regole determina ingenti danni, anche emotivi, nei confronti dei nostri figli. Ecco cosa fare –o meglio- come sarebbe giusto intervenire.
Come placare la rabbia dei più piccoli? 7 regole per genitori (ed educatori)
- Osservare la frequenza e le occasioni: quando accadono questi episodi? Il bambino diventa irascibile quando siamo soli o in presenza di altri? Prima di andare a letto o in un altro momento particolare della giornata? Si tratta di episodi occasionali o frequenti? Tenere d’occhio la frequenza e l’occasionalità degli eventi, può esserci di aiuto per comprendere se si tratta di un atteggiamento fisiologico o a una manifestazione legata a un momento/periodo di disagio.
- Collaborazione e condivisione: se tuo figlio adotta questi atteggiamenti aggressivi anche al nido o alla scuola di infanzia, allora è necessario parlarne con le educatrici e allearsi, condividendo il medesimo progetto educativo. Il bambino deve sapere che se si comporta in questo modo in famiglia o a scuola, riceverà sempre lo stesso tipo di reazione dagli adulti.
- Non premiare mai la prepotenza: se tuo figlio ha conquistato un gioco con la forza, va subito restituito all’amichetto che ha ricevuto il danno. Se picchia, è necessario allontanarlo nell’immediato e provare a spiegargli i vantaggi nell’adottare un atteggiamento positivo/alternativo: “Ora ti tolgo la palla perché non sai ancora usarla bene e la lanci contro i tuoi amici. Quando imparerai te la restituirò e potrai ricominciare a giocare con loro”.
- Non ricorrere alla violenza: se il nostro scopo è insegnare a nostro figlio a non ricorrere ad atteggiamenti violenti per manifestare rabbia e frustrazione, noi adulti non possiamo di certo assumere comportamenti aggressivi. In questo modo infatti, gli stiamo solo insegnando che è così che si fa quando si è arrabbiati o vogliamo imporci su qualcuno. Come scritto nel punto precedente, allontaniamo subito il bambino in preda a uno scatto di rabbia, aspettiamo che si calmi e proviamo a farlo ragionare. Se ci scappa una sculacciata proviamo piuttosto a chiedere scusa al piccolo. “Scusa. La rabbia ha preso il sopravvento e mi dispiace. Dobbiamo migliorare tutti e due".
- Ignorare se per esibizionismo: se tuo figlio si dimena a terra tra urla e calci, ma sei ormai certo che lo fa esclusivamente per attirare l’attenzione, può tornare utile in questo caso ignorarlo anziché intervenire. In questo modo imparerà che questa sua provocazione è stata del tutto vana.
- Non assecondare: la violenza non va mai tollerata. Anche se alza le mani per gioco, bisogna sempre evitare di ridere o stare al gioco.
- Dare il buon esempio: mostrarsi calmi e placati, nonostante lo stress e le preoccupazioni quotidiane alle quale siamo sottoposti, non è sempre facile. Ma se vogliamo ottenere qualcosa contro l’aggressività dei nostri figli, cerchiamo prima di tutto noi di essere meno furiosi e impazienti. La rabbia può essere sostituita dalla temerarietà e fermezza dei toni. Mantenere il punto senza alzare la voce (anche se è l’ennesima volta che gli diciamo di smettere di buttare all’aria i giochi) rappresenta la prova che è possibile farsi valere senza gridare.
Infine: non sottolineiamo solo i momenti in cui è monello, ma evidenziamo anche le occasioni in cui il nostro piccolo si è comportato bene perché ha rispettato le regole. È sempre bello sentirsi dire: “Bravo, siamo fieri di te!”
Il consiglio in più: leggere insieme
In giro trovi tante letture gradevoli e simpatiche sull’aggressività dei bambini, da leggere insieme ai propri figli.
I colori delle emozioni di Anna Llenas, è un libro carinissimo che aiuta il piccolo a familiarizzare con i propri sentimenti, oppure “Non si picchia, Anna!” di Kathleen Amant, è un libro che vede come protagonista una bambina che compie qualche marachella di troppo verso il suo amichetto.
Insomma, leggere insieme delle storie sull’argomento e condividere uno spazio con il proprio bimbo birichino, è sempre una soluzione utile e un’ottima occasione per stare insieme.
Mi chiamo Alessia e lavoro da anni come esperta di contenuti digitali presso Emmemedia. La passione per la scrittura e la mia innata curiosità, mi hanno spinto a conseguire una laurea in Filosofia e Comunicazione e un'altra in Scienze della Formazione Primaria. Da sempre affascinata all'universo dei bambini, ho lavorato in passato come educatrice. Una passione sempre più forte, determinata dalla nascita della mia bambina.
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