Essere mamma nel mondo: com’è vissuta la maternità
350mila bambini nascono ogni giorno in ogni angolo del nostro pianeta. Ma com’è essere mamma nel mondo? Come è vissuta la maternità fuori dall’Italia?
I Consigli
La nascita è dall’alba dei tempi un evento bello quanto misterioso per ogni essere umano. Tutti a questo mondo siamo diversi, anche se l’inizio di una nuova vita accomuna tutti, ma quando si parla di gravidanza e nascita ogni cultura ha le sue tradizioni e credenze. Essere mamma nel mondo è sempre bellissimo, ma diverso di paese in paese, ognuno accoglie la vita nei modi più disparati, secondo tradizioni, credenze popolari e riti di buon auspicio. Vediamo più da vicino come è affrontata la maternità in alcune parti del mondo!
Essere mamma nel mondo: credenze e tradizioni al di fuori dell’Italia
Le tradizioni e le credenze che riguardano la nascita e la gravidanza sono davvero tante nel mondo e anche l’Italia non ne rimane scalfita. Nel nostro Paese viviamo la gravidanza molto serenamente, come un semplice stato fisiologico, cambiando pochissimo delle nostre abitudini quotidiane. Eppure, anche noi cadiamo nella superstizione di non annunciare a tutti, se non ai parenti più stretti, una gravidanza non prima dei 3 mesi e crediamo che il sesso del bambino si possa già capire dalla forma della pancia. In alcuni paesi del centro Europa, invece, si usa piantare un albero, simbolo di crescita, ogni qual volta nasca un bambino, una tradizione che proviene dall’antica cultura celtica. Inoltre, è di cattivissimo auspicio fare regali prima della nascita. Ma esistono tradizioni ben più ancestrali e particolari, ecco dove hanno luogo:
- Oceania: i Maori seguono una tradizione che prevede di seppellire la placenta del nascituro e piantarci sopra un albero di cocco. A seconda di come crescerà la pianta, si saprà se il bambino sarà forte o cagionevole. Ma anche il cordone ombelicale è soggetto a tradizioni. Se si tratta di un maschio, il cordone ombelicale viene gettato in mare, se si tratta di una femmina invece, si getta nelle acque interne.
- America Centrale: le popolazioni discendenti dai Maya, che adesso vivono in America Centrale, credono che le donne incinte debbano essere super protette. Queste ultime, infatti, temono che qualsiasi cosa possa fare male al bambino come, malattie, stress, spiriti maligni e malelingue. Per nove mesi, quindi, vivono quasi segregate in casa.
- Cina: alcuni popoli asiatici, compresi alcuni cinesi, credono che la personalità del bambino possa essere influenzata dallo stato d’animo della madre che deve, quindi, evitare alcuni aspetti della vita quotidiana come il sesso, la rabbia, i funerali o anche i pettegolezzi. In Cina poi si tende ad evitare anche il freddo poiché si crede che indebolisca madre e figlio.
- India: l’India ha molte tradizioni che riguardano la gravidanza, la nascita e la cura del bambino. Per prima cosa, c’è una legge che vieta di conoscere il sesso del bambino prima della nascita poiché, in quanto vengono preferiti i figli maschi alle femmine, lo Stato prova in questo modo a proteggere le femmine da un’interruzione di gravidanza volontaria. In un villaggio dell’India Centrale, Nimkheram, le donne incinte devono proteggere il bambino dagli spiriti malevoli, quindi rimane in casa il più possibile, si dipinge il corpo e mangia alcuni cibi rituali. Inoltre, sono considerate sacre e molto potenti, tanto da poter essere un pericolo per chi le sta accanto. Per questo motivo, la levatrice che la aiuterà nel parto deve appartenere ad una casta più bassa, dovrà dare da bere al neonato acqua santa, in cui sono stati lavati gli idoli, e seppellire la placenta in un posto nascosto per evitare che sia usata per fare magie. In generale, comunque, in India quando una donna partorisce si abbandona completamente alla natura, si strucca, si scioglie i capelli, si toglie gioielli e vestiti e si abbandona naturalmente al dolore. Una volta partorito e una volta che tutto è passato, il bambino dormirà con i genitori, a prescindere dalla grandezza della casa, sempre fino ai sei anni. I bambini dormiranno con i genitori o con la tata, oppure con i nonni in mancanza di quest’ultima che, però, è molto presente nella vita dei bambini indiani, se la famiglia può permetterselo. Le mamme indiane sono incredibilmente apprensive poiché la difficoltà nell’allevare un figlio in India sta nella paura costante delle infezioni. Sbucciarsi un ginocchio in India non è come farlo in Italia, lì ci sono moltissimi batteri pericolosi con cui si rischia di scontrarsi quotidianamente.
- Bali: a Bali, in Indonesia, il 90% della popolazione è induista e segue precise regole riguardo alla gravidanza e alla nascita. Quando una donna partorisce, la levatrice ha il compito di lavare la placenta con acqua profumata e consegnarla al padre del bambino che dovrà seppellirla all’ingresso della casa, a sinistra se femmina, a destra se maschio. Solo dopo il 12° giorno dalla nascita al bambino viene dato un nome poiché i genitori hanno la sicurezza che la sua anima sia ormai ancorata al corpo, ma i piedi del piccolo non possono toccare il terreno fino al 105° giorno dalla nascita, giorno che viene poi festeggiato con un banchetto. In tutta l’Indonesia, le donne incinte hanno diritto a 90 minuti di massaggi al giorno per mandare via ansia e stress.
- Giappone: in Giappone esiste una tradizione antichissima che impone di dare il nome al bambino già al 7° giorno e comunicarlo ai familiari tramite un biglietto con dei regali. Al primo mese di vita, il bambino viene portato al tempio insieme ai parenti e il 100° giorno si fa sedere a tavola insieme alla famiglia per un augurio di un futuro pieno di buon cibo.
- Vietnam: durante il primo mese di vita, ai neonati del Vietnam non devono essere ricolti complimenti ma, anzi, epiteti come “brutto” o “rospo”, per allontanare gli spiriti maligni che pare preferiscano i bambini belli. Una volta compiuto questo rito durante il primo mese, allora si può dare un nome al neonato. Inoltre, è tradizione che la suocera si trasferisca per un mese a casa della neomamma per aiutare la nuova famiglia.
- Africa: l’Africa è la culla dell’umanità e come tale ha moltissimi riti che riguardano il miracolo della nascita. La popolazione degli Zulù crede che sia possibile capire il sesso del neonato prima della nascita in base ai serpenti. Se la donna incinta incontra un serpente nero allora aspetta una femmina, altrimenti è un maschio de vede un serpente verde. Quando arriva l’ora del parto, soprattutto se si tratta di un primogenito, sarà uno stregone ad assistere così che possa benedire la terra prima dell’arrivo del piccolo. Sono di vitale importanza i primi istanti del nascituro sulla terra, i suoi occhi, infatti, devono posarsi sempre su qualcosa di bello. Ecco perché le stanze in cui nascerà vengono adornate di perline in vetro e sculture di ogni tipo, mentre sua madre deve guardare in cielo e pensare alle stelle. La popolazione dei Kamba, invece, che abitano in Kenya è tradizione seppellire il cordone ombelicale nei pressi della capanna dove è avvenuto il parto, per ringraziare la terra per il dono ricevuto. Inoltre, si celebra la nuova vita con ricchi festeggiamenti e sacrificando una capra o due se si tratta del figlio di un capo villaggio.
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