Inserimento asilo nido: paure e timori (non solo dei bambini)
Ci siamo: il primo giorno al nido è arrivato! Cosa succederà quando arriveremo alla porta della scuola? Ci saranno pianti disperati o filerà tutto liscio? Il tragitto è ossessionato da questi interrogativi… ma in realtà anche i giorni precedenti lo sono. Va bene, lo ammetto, è un cruccio continuo da quando ti dicono che tuo figlio è stato ammesso!
Poi succede che incontri le amiche, la zia o la vicina che dicono: “Ah l’hai iscritto/a scuola, sai che pianti!”. In una parola, ansia allo stato puro!
Così tutti quei mesi di strenua preparazione, tutte le letture su come gestire l’inserimento, tutti i consigli delle amiche e dei familiari, richiesti e non richiesti, sfumano miseramente. E sai perché? Perché NON esiste un rituale o formula magica valida per tutti i bambini e tutti i genitori.
Ascolto ed empatia
È vero. I bambini al nido piangono e tu sei combattuta. Sai che è la scelta giusta, che purtroppo o per fortuna hai un lavoro che ti sostiene è che non hai alternativa. E soprattutto sai che lo fai per il bambino, perché ha bisogno di confrontarsi, essere stimolato correttamente e che più cresce e più necessita di regole per imparare a stare al mondo.
Eppure, dentro di te, senti che quella non è la scuola, né l’ambiente giusto per tuo figlio.
“Come fai a dirlo? Se non ci vuole andare è normale, il momento del distacco è difficile per tutti!”
Ok. Tutto giustissimo. Ma in cuor tuo, vedi tuo figlio un pesce fuor d’acqua in quel contesto. Che fare? Personalmente penso e credo che l’istinto materno sia una dote che la Natura ci ha riservato affinché la madre sappia (quasi) sempre ciò che è giusto per il proprio bambino.
Fatto sta che la mia priorità era unica ed esclusiva: per quanto necessiti che la piccola frequenti il nido (ha appena 2 anni) desidero che si ritrovi in un ambiente più stimolante di quello già precedentemente sperimentato a casa con una bravissima e competente babysitter. Se noto che si annoia o che non vuole andare in quella struttura, intuisco che quello non è l’ambiente adatto alla sua persona.
“Mamma sì scuola, ma un’altra scuola!”, mi ha detto, dopo averle raccontato una storia avente come protagonisti dei bimbi che (guarda un po’!) imparavano tante belle cose con ‘mamma-maestra’ (è così che le chiama!).
“Che fai? Credi a tuo figlio, così piccolo e incapace di esprimersi correttamente?” Sì. Perché in cuor mio lo sapevo.
E così la scelta di una scuola per tuo figlio, che sembrava essere una “passeggiata” si è trasformata in notti insonni, pensieri, giornate complicate nell’organizzazione, caos totale.
Ma ne è valsa la pena. Abbiamo trovato il nido giusto per lei. Lo hanno detto i suoi occhi e non solo.
“Bella questa scuola!”. Ed è così che tutto è filato liscio.
Piangeva i primi giorni, il distacco difficile, gli inserimenti ad oggi limitati e restrittivi. Ma sapevo che era la scelta giusta, perché tutto il personale scolastico “parlava il nostro linguaggio”.
Come per tutte le esperienze nella vita, l’empatia è sempre alla base di tutto.
Dalla nascita al consolidamento di una relazione. Sincronizzarsi verbalmente ma soprattutto nelle emozioni e nelle intenzioni è fondamentale per la costruzione di un rapporto di fiducia. E quando affidi tuo figlio, la fiducia è tutto.
Entrare in empatia con le educatrici significa quindi affidarsi e mettersi da parte per fare posto a dei professionisti che si prenderanno cura del tuo bambino, rendendolo una persona migliore, pronta al dialogo e al confronto, e (perché no?!) a sapere affrontare una marachella senza l’onnipresente supporto del genitore.
Si cresce. E crescere è difficile, ma è un’esperienza straordinaria. La complicità tra genitori e personale scolastico, è un bene prezioso per la società. Perché i nostri figli saranno la generazione di domani. E questo non dobbiamo mai perderlo di vista.
Piccoli e preziosi consigli suggeriti dal personale scolastico
Primo step: il pianto
“Perché piangi? Non devi piangere!”
Si può mettere un tappo alle emozioni? No, i bambini più piccoli non hanno quella flessibilità e quella capacità di distinguere tra felicità, tristezza, rabbia, confusione e paura.
Per questo motivo, il consiglio spesso ricevuto dalle maestre è quello di accogliere il pianto. Non ci deve sorprendere e allo stesso tempo ci consente di fermarci un attimo per parlare con il bambino e per scambiare le ultime coccole.
Tuttavia, se il pianto continua, bisogna anche essere pronti a farsi forza e lasciare il bambino, soprattutto se l’insegnante ci chiede questa ulteriore prova di coraggio. Sarà lei a chiamarci nel caso in cui il nostro cucciolo dovesse avere qualche difficoltà ad ambientarsi.
È importante poi parlare della scuola e delle maestre in termini positivi, cosicché il bambino possa approcciare a questo percorso con meno tensione.
Secondo step: rituali
In base all’età dei bambini, è possibile inventare una routine che li aiuti a non pensare troppo al momento della separazione. Possiamo inventarci dei piccoli rituali o giochi che rendano l’asilo un’esperienza da condividere:
- Prepariamo insieme i vestiti per la mattina
- Prepariamo le scarpe vicino alla porta per uscire tutti insieme
- Nel tragitto tra casa e scuola si possono cantare canzoncine e si può raccontare ciò che di bello accadrà nella giornata.
- Creiamo dei piccoli “mantra” di incoraggiamento, che aiuteranno a non pensare alla separazione.
- Apprezziamo i loro progressi e i loro lavoro, facciamo capire loro che ciò fanno e importante.
Pazienza, fiducia nel futuro e ottimismo: carichiamoci di positività e i nostri figli accoglieranno la vita con maggior entusiasmo e voglia di scoprire il mondo.
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Mi chiamo Alessia e lavoro da anni come esperta di contenuti digitali presso Emmemedia. La passione per la scrittura e la mia innata curiosità, mi hanno spinto a conseguire una laurea in Filosofia e Comunicazione e un'altra in Scienze della Formazione Primaria. Da sempre affascinata all'universo dei bambini, ho lavorato in passato come educatrice. Una passione sempre più forte, determinata dalla nascita della mia bambina.
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